sabato 4 febbraio 2012

Lavezzi, tanta voglia di sfidare il Milan



Tanta voglia di Milan, il Pocho la cova dentro esattamente da un anno. Sì, un anno fa al "Meazza" si giocava la sfida scudetto Milan-Napoli, fine febbraio. Lavezzi restò a guardare e gli azzurri persero 3-0. Tutta colpa della squalifica per la prova tv, tutta colpa degli sputi con Rosi durante Roma-Napoli. Il club azzurro provò in tutti i modi a riavere l'argentino in tempo utile dopo la decisione del giudice sportivo, tre turni di stop. Nulla da fare, dalla Disciplinare arrivò lo sconto di una sola giornata e Lavezzi, dopo il match con il Brescia al San Paolo, fu costretto a saltare anche la supersfida del "Meazza". Stavolta ce l'ha fatta giusto in tempo. In diffida, ha preso un'ammonizione a Genova (spallata a Mesto all'altezza della panchina rossoblù) e ha saltato la partita contro il Cesena al San Paolo. Giusto in tempo, quindi. Un eventuale giallo contro i romagnoli gli avrebbe fatto saltare il match più atteso, quello contro i rossoneri. Tanta voglia di Milan e tanta voglia di segnare il primo gol ai rossoneri al "Meazza". L'unica rete al Milan l'ha realizzata al San Paolo, quella dell'1-2, una rete spettacolare che riaccese la speranza la stagione scorsa, era l'ottobre 2009, uno dei suol gol più belli in maglia azzurra, insieme a quello realizzato in questo campionato all'Udinese. Niente gol ma sempre ottime prestazioni a Milano, sia contro Milan che contro l'Inter, squadra alla quale ha segnato due gol al "Meazza", belli anche se ininfluenti perchè gli azzurri persero 2-1 e 3-1. Torna il Pocho e si rianima tutto il Napoli, una presenza fondamentale quella dell'argentino: il Pocho dà la carica, punta le difese avversarie, gioca senza paura contro chiunque. Messo ko da un infortunio muscolare contro la Roma è stato costretto a fermarsi un mese, il rientro a Siena: partì dalla panchina e fu mandato in campo nella ripresa. E il suo contributo fu subito importante, si guadagnò il rigore, poi fallito da Cavani. In campo anche contro l'Inter in coppa Italia (fu sostituito e metà ripresa da Pandev) e a Genova, dove diede la spinta per l'assalto finale con il secondo gol azzurro. Lavezzi ha sofferto in tribuna contro il Cesena, si è arrabbiato per il gol annullato a Pandev, il palo di Cavani e le parate da Antonioli. La rabbia da trasformare in energia positiva, in carica agonistica da trasferire in campo contro il Milan. Il Pocho c'è, gli appuntamenti importanti non li fallisce mai, una presenza rassicurante per i compagni, un problema per gli avversari. Uomo assist anche in questa stagione, quattro i passaggi vincenti per i compagni (come Maggio), quattro anche le reti segnate: due al San Paolo e due in trasferta (l'ultima domenica scorsa al "Ferraris" contro il Genoa). Il Pocho prova a riscaldare il Napoli a meno 14 dal Milan, l'anno scorso allo scontro diretto era secondo a tre punti di distanza. Però l'anno scorso non c'era la Champions, vetrina internazionale che ha visto proprio il Pocho tra i grandi protagonisti. Lavezzi, osservato speciale a Milano: piace da morire all'Inter e a Moratti. Non è da escludere che a giugno il club nerazzurro possa sferrare un nuovo assalto per il nazionale argentino. Già nazionale argentino, un'altra bella sfida sarà proprio quella contro il difensore brasiliano del Milan, Thiago Silva, un colosso, tra i migliori per rendimento in campionato e Champions. Una delle possibili chiavi del match sarà proprio il duello tra la stella argentina e quella brasiliana. L'anima del Napoli, questo è il Pocho, il più amato dai tifosi. Ora nella sua testa c'è solo la sfida al Milan, poi penserà alla coppa Italia contro il Siena e più avanti alla supersfida di Champions contro il Chelsea. Febbraio un mese decisivo per il Napoli e adesso più che mai c'è bisogno del miglior Lavezzi. Primo obiettivo, l'assalto ai campioni d'Italia, il Pocho protagonista nella sfida che l'anno scorso valeva lo scudetto e che lui fu costretto a vivere da spettatore. Domani ci sarà e vuole lasciare il segno.

Bruscolotti: "Punto forte su Lavezzi"



E’ il tempo che sfila via, mica i ricordi: e fa niente se ventisei anni se ne sono andati. Milan-Napoli, aprile 1986, la belle epoque, il dominio, il bipolarismo calcistico, un asse, pardon un braccio di ferro: gli scontri tra titani restano ingabbiati nelle pagine di storie del calcio e di quei giorni, di quel dualismo, non se ne ha mai abbastanza. Milan-Napoli, febbraio 2012: un filo rossoneroazzurro lega un quarto di secolo, che oscilla su pale ‘e fierro - un palo di ferro – alias Giuseppe Bruscolotti.
Bruscolotti, scavi nella memoria…
«Non dico di ricordare tutte le mie partite, né tutte le vittorie, anche perché, senza falsa modestia, all’epoca ci è capitato di vincere. Ma un successo a Milano non si dimentica facilmente».
2-1, Maradona e Giordano.
«Erano gli anni in cui Milan e Napoli rappresentavano la vera forza del calcio, in Italia. Sfide memorabili che hanno segnato quell’era straordinaria».
E’ sempre La Partita?
«Una delle partite, come quelle con la Juventus o con l’Inter. Il Napoli è tornato tra le Grandi, peccato abbia perso punti in campionato, ma io li capisco: la Champions toglie energie nervose, ha ragione Mazzarri in questo. Non è facile riuscire a combinare tanti impegni, a riprendersi mentalmente».

La Champions arriverà.
«E dunque, adesso, il Napoli ha la possibilità di abbattere un altro tabù. Nelle ultime stagioni è successo: vittoria a Torino, in casa della Juventus; poi a San Siro, con l’Inter, nell’ottobre scorso. Non è semplice, ma ci può stare».
Di là c’è Ibra.
«Una forza della natura. La punta di diamante. Un uomo che da solo riesce persino a far paura fisica. Sposta l’ago della bilancia, ma si può fermare».
Lei come farebbe?
«Come facevo allora, quando giocavo ovunque, a destra o a sinistra o in mezzo. Senza concedere neanche un millimetro, perché un fuoriclasse del genere non ha bisogno di ulteriori vantaggi, ha già la classe dalla sua. E se gli lasci spazio, sei fregato».
A lei toccava sempre lo stesso…
«Quando si affrontava il Milan, il mio uomo era Donadoni. Ed io andavo sulla zona sinistra del campo. Confronti severi però leali».
Il Napoli ha Cavani…
«Che tecnicamente non ha niente da invidiare a Ibra. Però, la struttura dello svedese è impressionante. Ma il matador ha il gol nel sangue. Su di lui si può contare, sempre. Lui sta lì, poi capita una palla sporca e la mette dentro. L’altra sera, contro il Cesena, ha staccato di testa ed è arrivato in cielo. Peccato, ha preso il palo».
Un anno fa c’era in palio lo scudetto.
«E il Napoli stava per farcela, perché sino all’episodio del rigore, a me gli azzurri erano piaciuti. Poi i rossoneri hanno dilagato e nell’archivio resta il risultato. Ma la prestazione era stata incoraggiante. Io spero solo che non ci sia un altro rigore contro…».
Ripassiamo la lezione: c’era il Napoli di Maradona, poi arrivò Sacchi.
«Che non ha introdotto nulla di clamorosamente inedito, perché la zona vera in Italia è stata quella di Vinicio, nel ‘74, a Napoli. Mi sembra ieri, la sera che andammo in ritiro al Ciocco: arrivammo alle due di notte e il mister ci convocò in una sala. Disse poche parole: da domani si gioca così, perché abbiamo gli uomini giusti per farlo. Dipende soltanto da voi. Se non siete d’accordo, ditelo subito, e io vado via. Fu un’annata strepitosa. Vinicio, che grande uomo, che grande allenatore».
Chi vince, quest’anno?
«Il Milan è forte, ha squadra, allenatore e società, che sta rinnovando un po’ alla volta. Il Napoli è irrimediabilmente distante. Ma la Juve ha un vantaggio: non deve sforzarsi in Coppa. E non è un dettaglio, questo. Alla fine, peserà in maniera decisiva».
L’uomo partita di domani al «Meazza»…
«Vi sorprenderò, perché tutti pensano a Ibra o a Cavani ed io invece punto forte su Lavezzi, che mi fa impazzire. Spero che il Pocho stia bello riposato. Ha le qualità giuste per far male, per diventare protagonista in una gara che lui sente, come tutte quelle importanti. Lavezzi e il Napoli si esaltano in sfide di questo spessore e allora io auguro all’argentino di segnare e di segnare anche il gol decisivo».
FONTE
NAPOLIMAGAZINE