sabato 4 febbraio 2012

Bruscolotti: "Punto forte su Lavezzi"



E’ il tempo che sfila via, mica i ricordi: e fa niente se ventisei anni se ne sono andati. Milan-Napoli, aprile 1986, la belle epoque, il dominio, il bipolarismo calcistico, un asse, pardon un braccio di ferro: gli scontri tra titani restano ingabbiati nelle pagine di storie del calcio e di quei giorni, di quel dualismo, non se ne ha mai abbastanza. Milan-Napoli, febbraio 2012: un filo rossoneroazzurro lega un quarto di secolo, che oscilla su pale ‘e fierro - un palo di ferro – alias Giuseppe Bruscolotti.
Bruscolotti, scavi nella memoria…
«Non dico di ricordare tutte le mie partite, né tutte le vittorie, anche perché, senza falsa modestia, all’epoca ci è capitato di vincere. Ma un successo a Milano non si dimentica facilmente».
2-1, Maradona e Giordano.
«Erano gli anni in cui Milan e Napoli rappresentavano la vera forza del calcio, in Italia. Sfide memorabili che hanno segnato quell’era straordinaria».
E’ sempre La Partita?
«Una delle partite, come quelle con la Juventus o con l’Inter. Il Napoli è tornato tra le Grandi, peccato abbia perso punti in campionato, ma io li capisco: la Champions toglie energie nervose, ha ragione Mazzarri in questo. Non è facile riuscire a combinare tanti impegni, a riprendersi mentalmente».

La Champions arriverà.
«E dunque, adesso, il Napoli ha la possibilità di abbattere un altro tabù. Nelle ultime stagioni è successo: vittoria a Torino, in casa della Juventus; poi a San Siro, con l’Inter, nell’ottobre scorso. Non è semplice, ma ci può stare».
Di là c’è Ibra.
«Una forza della natura. La punta di diamante. Un uomo che da solo riesce persino a far paura fisica. Sposta l’ago della bilancia, ma si può fermare».
Lei come farebbe?
«Come facevo allora, quando giocavo ovunque, a destra o a sinistra o in mezzo. Senza concedere neanche un millimetro, perché un fuoriclasse del genere non ha bisogno di ulteriori vantaggi, ha già la classe dalla sua. E se gli lasci spazio, sei fregato».
A lei toccava sempre lo stesso…
«Quando si affrontava il Milan, il mio uomo era Donadoni. Ed io andavo sulla zona sinistra del campo. Confronti severi però leali».
Il Napoli ha Cavani…
«Che tecnicamente non ha niente da invidiare a Ibra. Però, la struttura dello svedese è impressionante. Ma il matador ha il gol nel sangue. Su di lui si può contare, sempre. Lui sta lì, poi capita una palla sporca e la mette dentro. L’altra sera, contro il Cesena, ha staccato di testa ed è arrivato in cielo. Peccato, ha preso il palo».
Un anno fa c’era in palio lo scudetto.
«E il Napoli stava per farcela, perché sino all’episodio del rigore, a me gli azzurri erano piaciuti. Poi i rossoneri hanno dilagato e nell’archivio resta il risultato. Ma la prestazione era stata incoraggiante. Io spero solo che non ci sia un altro rigore contro…».
Ripassiamo la lezione: c’era il Napoli di Maradona, poi arrivò Sacchi.
«Che non ha introdotto nulla di clamorosamente inedito, perché la zona vera in Italia è stata quella di Vinicio, nel ‘74, a Napoli. Mi sembra ieri, la sera che andammo in ritiro al Ciocco: arrivammo alle due di notte e il mister ci convocò in una sala. Disse poche parole: da domani si gioca così, perché abbiamo gli uomini giusti per farlo. Dipende soltanto da voi. Se non siete d’accordo, ditelo subito, e io vado via. Fu un’annata strepitosa. Vinicio, che grande uomo, che grande allenatore».
Chi vince, quest’anno?
«Il Milan è forte, ha squadra, allenatore e società, che sta rinnovando un po’ alla volta. Il Napoli è irrimediabilmente distante. Ma la Juve ha un vantaggio: non deve sforzarsi in Coppa. E non è un dettaglio, questo. Alla fine, peserà in maniera decisiva».
L’uomo partita di domani al «Meazza»…
«Vi sorprenderò, perché tutti pensano a Ibra o a Cavani ed io invece punto forte su Lavezzi, che mi fa impazzire. Spero che il Pocho stia bello riposato. Ha le qualità giuste per far male, per diventare protagonista in una gara che lui sente, come tutte quelle importanti. Lavezzi e il Napoli si esaltano in sfide di questo spessore e allora io auguro all’argentino di segnare e di segnare anche il gol decisivo».
FONTE
NAPOLIMAGAZINE